27 luglio 1929: fuga da Lipari

Francesco Fausto Nitti, Carlo Rosselli, Emilio Lussu

Nella notte dal 27 luglio al 28 luglio sono evasi da Lipari i confinati ex deputato Emilio Lussu, prof. Carlo Rosselli e Francesco Fausto Nitti
«Il Popolo d’Italia», 8 settembre 1929

Lipari, sabato 27 luglio 1929. La sera sta calando sull’isola siciliana divenuta la principale colonia di confino del regime fascista. All’imboccatura del porto alcuni carabinieri di guardia notano un motoscafo. Non danno tuttavia l’allarme, certi che si tratti di uno dei mezzi del servizio di sorveglianza.

Il motoscafo ha il motore spento. A bordo tre antifascisti: al timone il capitano Italo Oxilia, già responsabile della fuga di Filippo Turati in Francia nel 1926, ai motori Paul Vonin e a prua, a scrutare l’orizzonte, Gioacchino Dolci, ex confinato proprio a Lipari. I minuti passano interminabili.

Finalmente un uomo procede a nuoto. Si tratta di Paolo Fabbri, socialista e dirigente del Movimento contadino in provincia di Ravenna. Si avvicina, saluta, poi torna indietro. Va ad avvisare i compagni che, dopo molti tentativi andati a vuoto, stavolta è quella buona. Pochi minuti e un altro uomo a nuoto raggiunge l’imbarcazione. È Francesco Fausto Nitti, nipote dell’ex Presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti. Sale a bordo. Sono quasi le 21.30: tra pochi minuti passerà la ronda di controllo per il paese e darà di certo l’allarme. L’attesa è febbrile.

Finalmente due sagome si notano in acqua. I motori partono. I due in mare sono issati a bordo: uno è il professor Carlo Rosselli, anche lui implicato nella fuga di Turati, l’altro è l’ex deputato ed eroe di guerra sardo Emilio Lussu. Fabbri, trattenuto, non potrà invece raggiungerli. Il tempo di uno sguardo e il motoscafo, che porta il nome evocatore di Dream V, sfreccia a tutta velocità verso la Tunisia. I tre ce l’hanno fatta: sono sulla strada della libertà. E sono euforici. Forse lo immaginano, la loro fuga resterà uno dei colpi più audaci dell’antifascismo*.

Una settimana dopo, a Parigi, Gaetano Savemini accoglie Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti evasi dal confino. Sono gli stessi uomini che, pochi giorni dopo, fonderanno il movimento Giustizia e Libertà.

Il fascismo è stato in certa misura l’autobiografia di una nazione che rinuncia alla lotta politica, che ha il culto dell’unanimità, che rifugge dall’eresia, che sogna il trionfo della facilità, della fiducia e dell’entusiasmo.

Lottare contro il fascismo non significa dunque lottare soltanto contro una reazione di classe cieca e feroce, ma anche contro una certa mentalità, una sensibilità e delle tradizioni italiane che sono caratteristiche, disgraziatamente incoscienti, di larghe correnti popolari.

Per questo la lotta è difficile e non consiste in un semplice problema di meccanico rovesciamento del regime: è prima di tutto un problema di educazione morale e politica per noi e per gli altri. Lungi dall’essere risolti con la caduta del fascismo, i problemi costruttivi non si porranno realmente che allora. Ecco perché la lotta è bella, ecco perché è vitale e veramente degna di tutti i sacrifici.

Carlo Rosselli dal confino a Lipari

Uno dei contributi critici più completi alla ricostruzione storica di questo avvenimento è il volume di Luca Di Vito e Michele Gialdroni, Lipari 1929: fuga dal confino (Laterza, 2009).
Il volume è disponibile anche presso Biblioteca Franco Serantini (>> vai alla scheda del catalogo).

Consigliamo anche la visione del bel documentario girato nel 1966 da Marco Leto Fuga da Lipari: un esilio per la libertà (testo di Leandro Castellani, riprese di Eugenio Thellung, montaggio di Luciano Gigante), con una lunga e appassionante intervista a Gioacchino Dolci (>> il documentario è disponibile su YouTube).

*tratto dal sito La letteratura e noi

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